I cinque giorni trascorsi alla fonda nei pressi dell'isola, in attesa del ritorno di un distaccamento inviato in avanscoperta, furono una sosta gradita per gli esploratori esausti. Per poter curare i malati, Steller si prodigò a raccogliere erbe adatte a combattere lo scorbuto, ma quasi tutti i marinai, stanchi delle sue esplosioni di rabbia, si rifiutarono di seguire la sua cura. Steller raccolse allora le erbe per Bering, per sé, per il suo servo e per il suo disegnatore, riuscendo, momentaneamente a frenare il decorso della malattia; seguendo le cure del medico, il comandante fu in grado di alzarsi e di fare qualche passo.
Steller si trovava a suo agio e studiava e registrava alacremente tutta la grande varietà di forme di vita marina. La sua gioia raggiunse il culmine quando, un giorno, vide alcuni indigeni (erano degli Aleuti) che si avvicinavano alla S. Pietro nei loro caiacchi.
I marinai e gli Aleuti non sapevano come spiegarsi tra di loro.
I marinai regalarono agli indigeni alcuni oggettini, poi offrirono loro acquavite e tabacco che gli Aleuti respinsero sdegnosamente, facendo però capire ai Russi di scendere a terra per prendere cibo e acqua. Durante lo sbarco, durato un quarto d'ora, Steller prese freneticamente i primi appunti di carattere antropologico su quella popolazione.