Mi tornano alla mente le riflessioni fatte a Port du Marin, alla Martinica nel gennaio 2011.
Avevamo una infiltrazione d’acqua di mare che ci tormentava da quasi due mesi e non riuscivamo a venirne a capo. Decidemmo così di fermarci a Port du Marin per risolvere una volta per tutte il problema.
“Le giornate passano soffici, scivolano una dietro l’altra, scandite da una serie di morbide albe e di infuocati tramonti. I giorni che passano si assomigliano tutti: viviamo in una dimensione dove il tempo ha perso d’importanza (non sappiamo mai in che giorno della settimana siamo).
Ci sveglia il sole, che qui al mattino sorge verso le sei, ma che ci lascia impigrire ancora per un’oretta nelle nostre cucce prima di accendersi nel cielo. Un caffè, qualche chiacchiera, qualche lavoro per la barca (c’è sempre qualcosa da fare), qualche libro, un po’ di musica, un salto al Mango Bay, ritrovo di tutti gli sfaccendati dell’isola che sono lì ad aspettarti nell’attesa di poter scambiare qualche chiacchiera con te che vieni da un altro paese, con una barca diversa, con dei programmi di viaggio diversi. Si parlano mille lingue, tutte un po’ martirizzate da una generale impreparazione, ma nessuno ci fa caso, importante è scambiarsi esperienze, sensazioni, consigli, sogni.
Ecco i sogni! Sono il denominatore comune della gente che incontri. C’è chi già li ha realizzati ed è in attesa di una nuova ispirazione. C’è chi è nel pieno della loro realizzazione, come noi, che riviviamo con appagamento le giornate passate e che guardiamo con curiosità ed ansia a quelle future. C’è chi i sogni lì ha, ma non ha ancora trovato il modo di realizzarli ed è magari in attesa di un improbabile imbarco.
E come non pensare a Milano.
Già Milano. Dove la gente che incontri non ti vede e se proprio non ti può evitare ti dedica al più un saluto deludente che implicitamente ti dice “Guarda che ho fretta e non ho tempo da perdere con te in chiacchiere.”
Qui, se racconti ai tuoi occasionali amici che hai un’infiltrazione d’acqua, ti vogliono assolutamente mettere a disposizione la loro esperienza. Oggi uno di questi, che ha lavorato in un cantiere, ha voluto assolutamente venire bordo per rendersi conto di persona del nostro problema. Agile e smilzo si è infilato in pertugi per noi irraggiungibili e ci ha dato un prezioso contributo per comprendere quanto ci sta succedendo.
Già Milano. Dove invece se hai una perdita al lavandino passi ore al telefono per trovare qualcuno disposto a darti retta e se non sei fortunato a rovare un qualche provvidenziale extra comunitario ci perdi intere giornate. Qui, sul nostro pontile, ci sono circa 25 barche e dopo tre giorni di permanenza conosciamo ormai tutti i nostri vicini. E che allegria, quando incontri sul pontile qualcuno che avevi conosciuto a Las Palmas o St. Lucia: subito a raccontarci le nostre esperienze, i nostri incontri, i nostri piccoli e grandi problemi.
Già Milano. Dove invece, devo confessare, dopo quasi dieci anni di permanenza, non conosco ancora tutti gli abitanti del mio condominio.
Mi sento a questo punto partecipe di due mondi che non comunicano: quello che ho trovato in queste isole, il mondo dei sogni e quello che ho vissuto per tanti anni a Milano, il mondo del reale. Oppure è il viceversa? Forse il reale appartiene al mondo dei sogni ed è invece il nostro mondo di tutti i giorni quello irreale, quello deformato dal consumismo, logorato dalla fretta, appesantito da mille fatui obiettivi, incapace di ritrovare una sua dimensione umana.
Facile fare diagnosi di questo tipo quando, se non altro per raggiunti limiti di età, sei esentato dai mille obblighi che la vita di tutti i giorni ti impone. Se poi, come me, hai anche la fortuna di poterti concedere di vivere per un certo periodo di tempo in questo mondo dei sogni, la diagnosi diventa ancora più facile, forse un po’ scontata.
E’ vero, sono veramente fortunato. Tuttavia le riflessioni di cui ho scritto le poterò con me al mio ritorno. E’ questo forse il vero patrimonio che sto accumulando durante il mio viaggio. La voglia e la capacità, spero, di rimettere in comunicazione nella vita di tutti i giorni questi due mondi: quello dei sogni e quello del reale.”
Ecco, ancor prima di partire sapevo già che avrei dovuto conciliare questi due mondi: quello del reale che mi era ben noto e quello dei sogni che stavo vagheggiando da ormai più di due anni.
E’ deciso, il mio sarà un viaggio di due anni.Durante il primo attraverserò il Mediterraneo per raggiungere Gibilterra, risalirò la costa spagnola e portoghese fino a capo S. Vincent, scenderò a Madeira e poi alla Gran Canaria. Da qui farò il balzo di quasi 3.000 miglia per raggiungere St. Lucia, nei Caraibi. Trascorrerò due o tre mesi tra le isole basse dei Caraibi, poi scenderò a Sud e metterò a terra la barca, al sicuro dei cicloni che battono i Caraibi nel periodo giugno-novembre, a Trinidad.
Durante il secondo anno passerò di nuovo due o tre mesi tra le isole caraibiche, risalirò a Nord verso le Bahamas, Turks & Caicos, e poi di nuovo un bel balzo in Atlantico verso le Azzorre, scenderò verso il Portogallo e, superata Gibilterra, rientrerò in Mediterraneo.