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Dhow arabi

Le loro imbarcazioni
Dhow arabo
Dhow
Contro
I dhow avevano poco pescaggio, il che permetteva, da un lato di tirare in secco la barca in ogni posto, ma dall'altro rendeva la barca poco stabile. Si doveva zavorrare con pietre, o sacchi di sabbia.
Procedendo con andatura di bolina, nello stringere il vento soffrivano di una considerevole deriva e scarroccio.

Pro
Sui dhow gli Arabi furono i primi ad utilizzare la vela triangolare anziché quella quadra in uso presso i popoli Mediterranei.
Come ben sanno i velisti, la vela quadra permette di sfruttare il vento solo con andature di poppa, mentre la vela triangolare consentiva ai dhow anche di risalire il vento.

Regata di dhow
L'alberatura delle vele latine era costituita da 
  • un albero, di altezza pari a circa ¾ all’intera lunghezza della barca, 
  • un’antenna e, sulle imbarcazioni più grandi, 
  • un bompresso.
L'abete era di norma il legname prescelto; difficile potersi permettere del legno massiccio di quercia, rovere o iroko, prerogativa dei caicchi e delle golette degli aristocratici.
Nell'estremità superiore dell'albero, trovava alloggio 
  • la puleggia, anch'essa in legno, di forma e colore differente tra un'imbarcazione e l'altra
e cioò consentiva alle mogli dei marinai di individuare la barca dei loro mariti di rientro dalle battute di pesca.
  • La vela veniva legata all’antenna con delle cimette chiamate matafioni.

struttura dei dhow
La materia prima utilizzata per le vele era 
  • la canapa e il cotone, materiali purtroppo soggetti a deformazione e a marcire; 
era pertanto necessario avere a bordo 
  • aghi da velaio e filo di cotone per le riparazioni di emergenza.
Queste vele sopportavano male gli attacchi del salino e dell'umidità, e questo è il motivo per cui, quando il tempo lo permetteva, i pescatori sciorinavano le vele al sole creando uno spettacolo assai suggestivo.
Per rendere le vele imputrescibili erano sottoposte a 
  • tannatura, ossia immerse in grossi tini contenenti acqua bollita con sostanze vegetali come corteccia di pino, melograno e foglie di lentisco o sommacco.

le vele
monsoni
La forza di propulsione che permetteva ai dhow o sanbuco di navigare era il vento del monsone: 
  • quello estivo di nord est spingeva fino alla costa dell'Africa, 
  • poi si doveva aspettare quello invernale di sud ovest per tornare a casa con le stive piene di merce o di uomini. 
commercio
I dhow tornavano 
  • dall’Africa portando schiavi, avorio, oro, legno e 
  • dall’Asia portando spezie, seta,tela, profumi.
I dhow o sambuchi erano barche larghe e capienti e la loro grossa vela triangolare era montata verso prua e libera verso poppa in modo da poter essere portata sia sul bordo di dritta che su quello di sinistra.


Gli Arabi furono i maggiori artefici dello sviluppo dell'astrolabio.

 Lo strumento passò
  • da Alessandria d'Egitto, 
  • Bisanzio e arrivò 
  • alll'Islam.
Fu inventato dai greci nel II sec. a.c. ed alcuni ne attribuiscono l'invenzione a Ipparco di Nicea.
Il nome deriva dall’unione dei termini greci 
  • "astron e lambano"; letteralmente 
  • “prendo gli astri”.
Per molti secoli, fino all'invenzione del sestante fu il principale strumento di navigazione.
Dagli Arabi fu sviluppato in tutte le possibili varianti: 
  • dall'oggetto in legno utilizzato dall'astronomo della moschea per fissare la direzione della Mecca e le ore della preghiera tramite l'altezza del sole e delle stelle;
  • agli strumenti di raffinata fattura, in argento e gemme preziose, destinati alle collezioni principesche.

Astrolabio
astrolabio
Vediamo di capire il funzionamento dell’astrolabio o del sestante con un modello che ognuno di noi può costruire.

Il quadrante è costituito da un 
  • settore circolare ampio 90°; Su uno dei due lati del settore sono riportati 
  • due mirini attraverso i quali occorre puntare un oggetto in cielo, ad esempio una stella o il sole; in prossimità del vertice del settore viene praticato 
  • un foro dal quale passa un filo a piombo. 
La parte curva del settore è contrassegnata con una graduazione da 0° a 90°. 
  • Quando il lato con i mirini è perfettamente orizzontale il filo a piombo indica il valore 0°; quando invece è orientato verso l'oggetto che si vuol rilevare indica l'angolo di incidenza dello stesso rispetto all'orizzonte.
I naviganti sfruttano quindi la capacità dell'astrolabio di misurare angoli verticali per rilevare l’altezza astronomica degli astri. 

astrolabio artigianale
degli Arabi puoi anche vedere
 
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