Gli Iinca non possedevano sistemi di registrazione di dati comparabili con la scrittura: per annotare le informazioni utilizzavano un sistema di cordicelle con nodi, conosciuto con il nome di quipu, attraverso il quale poterono elaborare un sistema di calcolo decimale e un accurato calendario.
I reperti di arte suntuaria (ceramica, tessuti, esemplari di arte plumaria e in legno) attestano che questi oggetti erano anche veicoli di comunicazione simbolica. Mentre i più antichi stili artistici andini (culture Moche e Nazca) privilegiavano la rappresentazione del mondo naturale, tale interesse diminuì notevolmente nell’arte degli Inca.
Per quanto riguarda le opere architettoniche, rimane una grande quantità di costruzioni monumentali in pietra. L’area nucleare di sviluppo dei modelli architettonici va localizzata nella valle del Cuzco e in quella dell’Urubamba, tra Pisac e Machu Picchu. La rilavorazione dei contorni delle pietre naturali fino a far assumere loro forme tipiche, rappresenta l’affermazione della posizione specifica degli Inca nel mondo naturale come creatori e portatori di ordine.
Dalle cronache degli Spagnoli (16°-17° sec.) è noto che i riti e le feste Inca erano accompagnate da musica e danza. Danza e canto venivano detti taki e fra gli strumenti più diffusi vi erano la quena, o flauto di Pan, l’antara, un flauto policalamo, e il pincollo, un flauto a becco di varie dimensioni.